ARBITRAGGIOGli arbitri di jūdō hanno per missione:
di accordare parzialmente i vantaggi o la vittoria al combattenti in seguito alle tecniche riuscite;
di mantenere l'interesse del combattimento e di assicurare la sicurezza dei combattenti di fermare e far riprendere il combattimento quando è necessario;
di informare i combattenti ed il tavolo, e se possibile gli spettatori, dello svolgimento del combattimento, per esempio quando c'è inizio di immobilizzazione e dei punteggi;
di fare rispettare le regole e di applicare le sanzioni appropriate quando necessario.
Nelle competizioni ufficiali, tre arbitri assicurano l'arbitraggio: un arbitro detto "arbitro centrale" in posizione in piedi e che si sposta coi combattenti e due arbitri detti "arbitri di angolo" che si trovano seduti ai due angoli opposti della superficie di combattimento. L'arbitro centrale, in seguito a tecnica valida e valutabile o nell'assegnazione di una penalità deve esprimere chiaramente e tempestivamente, con dei segni convenzionali, la propria decisione. Il ruolo degli arbitri di angolo è di dare il loro parere in caso di disaccordo con la decisione dell'arbitro centrale. Per ciò, utilizzano gli stessi gesti di arbitraggio dell'arbitro centrale. Quando uno solo dei due arbitri di angolo da il suo parere, l'arbitro centrale prende atto del suggerimento ma non può modificare la propria decisione se la stessa è già stata espressa dal relativo gesto. Se entrambi i due arbitri di angolo sono d'accordo contro il parere dell'arbitro centrale, questo deve modificare la sua decisione. L'arbitro d'angolo determina anche se un'azione sul bordo è valida o no a seconda che l'azione stessa abbia dimostrato la sua efficacia dentro o fuori dai limiti del tatami, ovvero un'azione può continuare e terminare all'esterno dell'area di combattimento se colui che subisce Uke) esce dall'area di gara dopo aver ormai del tutto perso l'equilibrio.
Per farsi comprendere, l'arbitro utilizza dei termini di arbitraggio in giapponese corredati da un gesto, per essere compreso anche da lontano. Di seguito un elenco dei termini di arbitraggio impiegati in competizione con l'eventuale gesto accompagnatorio tra parentesi ed il loro significato:
Terminologia [modifica]
Hajime — combattete
Matte (braccio teso verso la parte anteriore palmo verso la parte anteriore) — fermate e ritornate a posto
Soremade — fine del combattimento
Sonomama (toccando i due combattenti, lett. "Restate come siete") — quando l'arbitro vuole verificare qualche cosa senza modificare la posizione dei combattenti durante la lotta a terra
Yoshi (toccando brevemente i due combattenti) — riprendete il combattimento, dopo Sonomama
Hantei — decisione dei giudici (braccio alzato in verticale)
Koka (braccio piegato, palmo verso la parte anteriore all'altezza del torso) — piccolo vantaggio
Yuko (braccio teso di fianco a 45 gradi, dita tese) — vantaggio medio
Waza-ari (braccio teso di fianco a 90 gradi, dita tese) — mezzo punto
Ippon (braccio teso al di sopra la testa, dita tese) — vittoria acquisita (punto), fine del combattimento
Osae-komi — inizio dell'immobilizzazione (braccio teso in avanti a 90 gradi palmo verso terra)
Toketa — uscita dall'immobilizzazione (agita il braccio teso in avanti a 90 gradi a destra e sinistra col palmo di taglio)
Shido — sanzione lieve. Il primo shido, corrisponde ad un koka, per l'avversario, il secondo, corrisponde ad uno yuko, il terzo, ad un waza-ari. (indica col dito il combattente sanzionato)
Hansoku-make - sanzione grave, che presa direttamente, comporta la squalifica. Oppure al 4° Shido, comporta la sconfitta dell'atleta, con l'eventuale possibilità di essere recuperato.
Esistevano in precedenza due altre sanzioni: Chūi (errore medio) e Keikoku (avvertimento prima della squalifica), queste sono state soppresse nel 2002: tutti gli errori che erano sanzionati con un Chūi o un keikoku, ora sono qualificati come Shido.