martedì 13 novembre 2007

ANCORA PODIO PER LA MUGGESANA



ANCORA PODIO
Ancora un terzo posto per Simone Fratti al Trofeo Villanova.La manifestazione internazionale vedeva in gara sette nazioni: Austria, Francia,Belgio,Croazia,Slovenia,Romania e Italia, presente con squadre presenti da diverse regioni. Protagonista nella sua categoria il nostro Simone che con una fantastica prestazione ha raggiunto un ottimo terzo posto.Altissimo il livello tecnico – agonistico degli atleti , ma Simone è un tipo tosto . Dopo un primo incontro dominato si è dovuto piegare al secondo con l’atleta francese ,che risulterà il vincitore della pool. Al terzo incontro, quello che ha deciso il podio, Simone si è imposto sul suo avversario con classe e tecnica.Ancora la U.S. Muggesana porta fiera un atleta ai massimi livelli.Complimenti Simo alla prossima .

venerdì 9 novembre 2007

IL COACH



IL COACH
Signori e signori oggi vi presentiamo lui,IL COACH alias DONATO GERARDO. Il maestro Donato è la mente il corpo e la forza della U.S. MUGGESANA .Grande esperienza e “pazienza” con i più piccoli, fanno del Maestro una persona speciale. Grande è la sua passione e la sua grinta che sa trasmettere con grande naturalezza a tutti gli atleti. 3° DAN , il nostro Gerardo parteciperà il 18/11/2007 al Campionato Europeo Master di Judo a Stoccarda nella categoria 81 KG, un grande in bocca al lupo da tutti noi COACH.A presto con una scheda più dettagliata dell’anima della MUGGESANA, il COACH GERARDO DONATO.

martedì 6 novembre 2007

SAPERE DI JUDO: L'ARBITRAGGIO



ARBITRAGGIO

Gli arbitri di jūdō hanno per missione:
di accordare parzialmente i vantaggi o la vittoria al combattenti in seguito alle tecniche riuscite;
di mantenere l'interesse del combattimento e di assicurare la sicurezza dei combattenti di fermare e far riprendere il combattimento quando è necessario;
di informare i combattenti ed il tavolo, e se possibile gli spettatori, dello svolgimento del combattimento, per esempio quando c'è inizio di immobilizzazione e dei punteggi;
di fare rispettare le regole e di applicare le sanzioni appropriate quando necessario.
Nelle competizioni ufficiali, tre arbitri assicurano l'arbitraggio: un arbitro detto "arbitro centrale" in posizione in piedi e che si sposta coi combattenti e due arbitri detti "arbitri di angolo" che si trovano seduti ai due angoli opposti della superficie di combattimento. L'arbitro centrale, in seguito a tecnica valida e valutabile o nell'assegnazione di una penalità deve esprimere chiaramente e tempestivamente, con dei segni convenzionali, la propria decisione. Il ruolo degli arbitri di angolo è di dare il loro parere in caso di disaccordo con la decisione dell'arbitro centrale. Per ciò, utilizzano gli stessi gesti di arbitraggio dell'arbitro centrale. Quando uno solo dei due arbitri di angolo da il suo parere, l'arbitro centrale prende atto del suggerimento ma non può modificare la propria decisione se la stessa è già stata espressa dal relativo gesto. Se entrambi i due arbitri di angolo sono d'accordo contro il parere dell'arbitro centrale, questo deve modificare la sua decisione. L'arbitro d'angolo determina anche se un'azione sul bordo è valida o no a seconda che l'azione stessa abbia dimostrato la sua efficacia dentro o fuori dai limiti del tatami, ovvero un'azione può continuare e terminare all'esterno dell'area di combattimento se colui che subisce Uke) esce dall'area di gara dopo aver ormai del tutto perso l'equilibrio.
Per farsi comprendere, l'arbitro utilizza dei termini di arbitraggio in giapponese corredati da un gesto, per essere compreso anche da lontano. Di seguito un elenco dei termini di arbitraggio impiegati in competizione con l'eventuale gesto accompagnatorio tra parentesi ed il loro significato:
Terminologia [modifica]
Hajime — combattete
Matte (braccio teso verso la parte anteriore palmo verso la parte anteriore) — fermate e ritornate a posto
Soremade — fine del combattimento
Sonomama (toccando i due combattenti, lett. "Restate come siete") — quando l'arbitro vuole verificare qualche cosa senza modificare la posizione dei combattenti durante la lotta a terra
Yoshi (toccando brevemente i due combattenti) — riprendete il combattimento, dopo Sonomama
Hantei — decisione dei giudici (braccio alzato in verticale)
Koka (braccio piegato, palmo verso la parte anteriore all'altezza del torso) — piccolo vantaggio
Yuko (braccio teso di fianco a 45 gradi, dita tese) — vantaggio medio
Waza-ari (braccio teso di fianco a 90 gradi, dita tese) — mezzo punto
Ippon (braccio teso al di sopra la testa, dita tese) — vittoria acquisita (punto), fine del combattimento
Osae-komi — inizio dell'immobilizzazione (braccio teso in avanti a 90 gradi palmo verso terra)
Toketa — uscita dall'immobilizzazione (agita il braccio teso in avanti a 90 gradi a destra e sinistra col palmo di taglio)
Shido — sanzione lieve. Il primo shido, corrisponde ad un koka, per l'avversario, il secondo, corrisponde ad uno yuko, il terzo, ad un waza-ari. (indica col dito il combattente sanzionato)
Hansoku-make - sanzione grave, che presa direttamente, comporta la squalifica. Oppure al 4° Shido, comporta la sconfitta dell'atleta, con l'eventuale possibilità di essere recuperato.
Esistevano in precedenza due altre sanzioni: Chūi (errore medio) e Keikoku (avvertimento prima della squalifica), queste sono state soppresse nel 2002: tutti gli errori che erano sanzionati con un Chūi o un keikoku, ora sono qualificati come Shido.

lunedì 5 novembre 2007

IL DOJO



Il Dōjō [modifica]
Il luogo dove si pratica il jūdō si chiama dōjō che significa "luogo di studio della via", parola usata anche nel buddismo ad indicare il monastero e ciò deve rappresentare un monito: il dojo è un luogo sacro da cui sono banditi comportamenti chiassosi e maleducati. Qui il Judo viene praticato su un materassino chiamato tatami. Anticamente in Giappone era fatto di paglia di riso, oggi si usano materiali sintetici purché sufficientemente rigidi da potervi camminare sopra senza sprofondare ed elastici per poter cadere senza farsi male.Per non farsi male è usata l'arte del battere la mano, che consiste nel battere la mano libera dopo essere stati proiettati.Per proiettare si intende cadere in seguito ad una tecnica dell'avversario.
Il tatami utilizzato nelle competizioni deve avere le misure minime di m 14 × 14 e massime di m 16 × 16. Al centro vi è l'area di combattimento di dimensioni minime di m 8 × 8 e massime di m 10 × 10; delimitata da una bordatura rossa di circa un metro di lunghezza.
Dal 2006, in via sperimentale, l'European Judo Union ha deciso di abolire la bordatura rossa, e di sostituirla con una bordatura gialla.

mercoledì 31 ottobre 2007

TROFEO CITTA' DI TRIESTE




TROFEO
CITTA' DI TRIESTE

Ancora una grande prova nel torneo Città di Trieste del nostro SIMONE FRATTI, giunto al terzo posto in un torneo di alti contenuti tecnici.Russia, Slovenia, Austria e alcune regioni dell'Italia hanno portato a Trieste domenica 28 ottobre atleti motivati e vogliosi di figurare bene nel torneo.Simone è partito alla grande nella sua categoria, spazzando via il primo avversario.Al secondo incontro per una leggerezza e(incredibile ostruzzionismo dell'avversario) ha perso un incontro certamente alla sua portata.Il nostro atleta si è riscattato nell' incontro finale che decideva il terzo posto, con un ottima conduzione del match.Purtroppo per il nostro DANIELE VATTA nulla da fare.Sconfitto ingiustamente al primo incontro per un ippon fantasma, è stato sconfitto al secondo match da un ottimo avversrio(ricordiamo l'elevata caratura tecnica degli atleti in questa edizione del trofeo).
Solo un piccolo appunto per gli esordienti che hanno combattuto sabato 27/10 nel trofeo BIANCOAZZURRO.E' stata per loro una grandissima esperienza tecnica anche se nessuno di loro si è piazzato sul podio.Combattere con altre realtà di altri paesi è sempre un arricchimento del loro bagaglio tecnico.RAGAZZI SARA' PER LA PROSSIMA VOLTA.

giovedì 25 ottobre 2007

CRITERIUM E NON SOLO A CIVIDALE





CRITERIUM A CIVIDALE
I ragazzi nelle foto sono solo alcuni dei protagonisti dell'eccellente prova della U.S. MUGGESANA ac Criterium di Cividale. Per vedere le altre cliccare su foto per aprire la pagina web con l'album delle migliori foto del torneo.
Da segnalare l'ottima prestazione dei ragazzi e precisamente:
TORNEO CRITERIUM

1997 2° Francesco Schillani
1° Marta Palombini
4° Marzia Lovini
1998 1° Alex Dalzotto
1999 1° Riccardo Moratti
2000 2° Alberto Nesladek
CAT. ESORDIENTI A
2° Davide Moratti
CAT: ESORDIENTI B
3° Matteo Pisanu
Peccato per Stefania e Massimo al loro primo incontro di un certo livello, hanno trovato delle difficoltà dovute all'emozione di una qualificazione agli italiani.
Sarà per la prossima volta.
I grandi purtroppo non son riusciti a qualificarsi,peccato.Simone a causa di un infortunio al polso ha combattuto nonostante il dolore 9 per il coraggio.Daniele sta pagando ancora un pò di assenza dal tatami. Vedrete tra qualche incontro il vero Daniele.A presto con altre notizie.foto

sabato 13 ottobre 2007

ANCORA PODIO PER LA MUGGESANA




ANCORA PODIO
A Spilinbergo la U.S. Muggesana ha portato a podio un atleta. Si tratta del solito SIMONE FRATTI ( foto a sinistra) salito sul terzo gradino del podio. Ottimo il suo inizio di stagione con due terzi posti. Peccato per il nostro DANIELE VATTA (foto in alto ) fermato ai primi incontri del torneo. Sarà per la prossima volta Daniele!!!! non mollare siamo tutti con te. Ci vediamo il 21.10.2007 con il Criterium per i bambini ed esordienti e le qualificazioni agli italiani per gli under 23, vi aspettiamo numerosi a CIVIDALE ci divertiremo sicuramente.....!!!

domenica 7 ottobre 2007

DECALOGO DELLA CONDOTTA ESEMPLARE



DECALOGO DELLA CONDOTTA ESEMPLARE

1) ONORARE GLI IMPEGNI PRESI ED ESSERE PUNTALE AGLI ORARI FISSATI.

2) RISPETTARE COMPAGNI, AVVERSARI, DIRIGENTI, E TECNICI.

3) SOCCORRERE DURANTE LA PRATICA SPORTIVA COMPAGNI ED AVVERSARI IN DIFFICOLTA'.

4) ADEGUARSI AI RITMI DELLA VITA IN COMUNE, TRASFERTE, RITIRI.

5) RISPETTARE I PROPRI E GLI ALTRUI AMBIENTI CON LE ATTREZZATURE CONNESSE.

6) SEGUIRE I CONSIGLI DEL PROPRIO ALLENATORE.

7) ESERCITARE L'AGONISMO IN ASSOLUTA LEALTA'.

8) ACCETTARE LE DECISIONI ARBITRALI SENZA COMMENTO.

9) NON ACCETTARE EMOTIVAMENTE LE MANIFESTAZIONI POSITIVE O NEGATIVE DEL PUBBLICO.

10) RIFERIRE IMMEDIATAMENTE LE VARIAZIONI IN NEGATIVO DELLA PROPRIA SALUTE PSICO-FISICO AL MEDICO O AL TECNICO.

sabato 6 ottobre 2007

DIRITTI DEL FANCIULLO



LA CARTA DEI DIRITTI DEL FANCIULLO CHE PRATICA LO SPORT

1) DIRITTO DI PRATICARE LO SPORT

2) DIRITTO DI GIOCARE E DIVERTIRSI

3) DIRITTO DI BENEFICIARE DI UN AMBIENTE SANO IN ASSOLUTA SICUREZZA

4) DIRITTO DI PRATICARE SPORT ASSISTITO DA PERSONE COMPETENTI.

5) DIRITTO DI ESSERE TRATTATO CON DIGNITA'

6) DIRITTO DI SEGUIRE GLI ALLENAMENTI ADEGUATI AI GIUSTI RITMI BIO-PSICO-FISICI E SENSORIALI.

7) DIRITTO DI SCEGLIERE LIBERAMENTE LO SPORT DA PRATICARE.

8) DIRITTO DI PARTECIPARE A COMPETIZIONI ADATTE ALL'ETA' REALE INSIEME AD AGONISTIDALLE SIMILI CAPACITA' POTENZIALI.

9) DIRITTO DI USUFRUIRE DEI GIUSTI TEMPI DI RIPOSO.

10) DIRITTO DI NON ESSERE UN CAMPIONE.

I genitori col termometro vedono la pratica sportiva solo foriera di malattie e di invalidità e tendono a limitarla anche al di là del ridicolo. I genitori col cronometro invece perdono il senso di ogni realtà insieme al buon senso comune, vedendo i loro filgli come astronauta dello sport con in tasca la prenotazione delle prime pagine dei giornali a partire dal primo calcio al pallone o al primo incontro di judo. Essi si trasformano da subito in procuratori allenatori motivando il piccolo a farsi largo a gomitate per poi un giorno far brillare di luce riflessa tutto il parentato. Fanciulli, in età da gioco spontaneo, vengono spinti a tempo pieno verso mete ardue da raggiungere ed onerose da mantenere. Le conseguenze negative saranno enormi e irreparabili e il fanciullo verrà inesorabilmente sacrificato sull' ara del metro del cronometro o del risulatato fin dalla sua tenera età. Maggiori gli inconvenienti sociali, ove egli si sarà giocato le condizioni di "pari" tra i suoi coetanei, sia nel momento della gloria che al suo decadere. Potranno intervenire a causa di ciò severe sindrome depressive, asocialità, dubbio del sè, sia nella tarda adolescenza che nella maturità. Quindi, se il fanciullo è portato autonomamente a progredire nello sport, a meno che non si notino particolari controindicazioni, non è giusto frenarlo, ma neanche è giusto spingerlo ulteriormente verso esperienze precoci che egli non è sicuro di desiderare. Se è vero che il fanciullo ha il diritto dai praticare sport è anche vero che ha tutto il diritto di non diventare un campione. I bimbi del mondo, praticanti o non praticanti sport, devono comunque essere considerati tutti primi al traguardo del nostro cuore.

( Giovanni Notarnicola- Psicologo)

venerdì 5 ottobre 2007

DIECI CONSIGLI

DIECI CONSIGLI PER GENITORI CHE INTENDONO ALLEVARE FIGLI DEFICIENTI, DEBOSCIATI E ASOCIALI

1° Fin dall'infanzia dategli tutto ciò che chiede così, alla prima rinuncia, gli verranno le convulsioni

2° Non insistete con la formazione morale: onestà, solidarietà, laboriosità, mansuetudine, sono caratteristiche per persone deboli.

3° Raccogliete e riordinate voi ciò che lasciano in giro, crescerà pensando che le responsabilità siano solo degli altri.

4° Litigate spesso e violentemente davanti a lui, crescerà con l'idea che il matrimonio sia cosa da evitare con cura.

5° Difendetelo ovunque e sempre rendendogli ben chiaro il concetto che sono gli altri ( compagni di scuola, insegnanti, amici, ecc.) a non capirlo. Cercate di fargli ben comprendere che a scuola si studia soltanto per non essere rimandati.

6° Dategli pure il tutto il denaro che chiede; quando si accorgerà, in futuro, che per averlo bisogna lavorare, rimarrà di stucco.

7° Non rimproveratelo mai per le sue malefatte, potrebbe ricavarne sensi di colpa, così, da adulto, trovando una contravvenzione sulla sua auto, in divieto di sosta, penserà di essere perseguitato.

8° Lasciategli infastidire gli animali, vessare i compagni più deboli, deridere gli anziani e danneggiare la roba altrui; crederà fortemente in Dio, poichè penserà che Dio e lui sono la stessa persona.

9° Fategli vedere la televisione per quanto vuole, senza limiti, crescerà pensndo che la vita, le persone, le cose e gli eventi possano essere regolati col suo telecomando.

10° Non fategli praticare sport, intanto perchè si suda e ci si può far male. Imparare a stare insieme agli altri, imparare a saper vincere, a saper perdere, a saper combattere, a sapersi sacrificare è prerogativa delle persone insicure. Meglio fare lo sportivo col sedere: seduto in tribuna!

( GIOVANNI NOTARNICOLA, psicologo, Viale de Amicis 99, Firenze)

martedì 2 ottobre 2007

PODIO DELLA MUGGESANA A SACILE


PODIO


OTTIMO INIZIO STAGIONE A SACILE PER LA MUGGESANA.

PER IL SETTORE MASCHIL, NEGLI UNDER 23 SI PIAZZA SUL TERZO GRADINO DEL PODIO IL GRANDE SIMONE FRATTI U.S. MUGGESANA ( E UNO ). GRANDISSIMA PROVA DI SIMONE CHE A SACILE PENALIZZATO ANCHE DALL'ARBITRAGGIO CI REGALA UN BELLISSIMO PODIO. AVANTI COSI' RAGAZZI ALLA PROSSIMA.

venerdì 21 settembre 2007

CHIUSURA ANNO 2006/2007






CHIUSURA ANNO 2006/2007

Con un pò di ritardo inseriamo le splendide foto della chiusura dell'anno sportivo 2006/2007.E' stato il giorno delle consegne dei diplomi e delle cinture. La partecipazione dei genitori è stata numerosa ed emozionante ( è sempre emozionante vedere i propri figli raggiungere importanti progressi psicofisici in un anno). Tornando ai giorni nostri ricordo che l'attività per l'anno 2007/2008 è da poco iniziata. La palestra si è riempita di giovanissime leve pronte ad apprendere la bellezza e le virtù di questo fantastico sport.In bocca a lupo a tutti!!!!!!!!













































martedì 4 settembre 2007

LA U.S. MUGGESANA CERCA SPONSOR


SPONSOR............!!!!!!


LA U.S MUGGESANA PER L'ANNO SPORTIVO 2007 - 2008 E' ALLA RICERCA DI UNO SPONSOR. RICORDIAMO A TUTTI CHE LA SOCIETA' E' TRA LE PRIMA NEL COMUNE DI MUGGIA AD AVER RAGGIUNTO, NELLA PASSATA STAGIONE, RISULTATI IMPORTANTI, ANCHE DI LIVELLO NAZIONALE .L'AIUTO DI UNO SPONSOR IN TERMINI ECONOMICI PORTEREBBE SICURAMENTE MIGLIORI SERVIZI PER I BAMBINI-RAGAZZI GLI ATLETI TUTTI...UN SENTITO RINGRAZIAMENTO A CHI VUOL AIUTARE QUESTA BELLISSIMA REALTA'.





martedì 28 agosto 2007

SI RICOMINCIA....!!!!







RAGAZZI si comincia....!!!

Siamo solo al 27 agosto e già alcuni eroi della MUGGESANA ( malati di judo) hanno innaugurato l'anno sportivo 2007 - 2008 con un po' di sudore sparso sul tatami. Complimenti ragazzi. Inizia appunto da questa data il 27/08
l'attività per la società, pronta con i suoi atleti ad una splendida stagione di grandi risultati.Notare quest'anno il nuovo look della palestra, rinfrescata di recente dalle abili mani del MAESTRO GERARDO DONATO. Del maestro e del suo staf tecnico parleremo la prossima volta. In bocca al lupo ragazzi.


venerdì 17 agosto 2007

CONOSCERE IL JUDO: I PUNTI


I "punti judo"

Una speciale classifica viene redatta nei tornei per stabilire a quale società sportiva viene attribuita la vittoria.I punti conquistati dagli atleti vengono convertiti in numeri e sommati per determinare la classifica di società secondo la tabella seguente:
ippon 10 punti
waza ari 7 punti
yuko 5 punti
koka 3 punti
anche le sanzioni sono conteggiate ma in negativo
shido I -3 Punti
shido II -5 Punti
shido III -7 Punti
hansokumake -10 Punti
Questo sistema, talora osteggiato dai sostenitori del judo tradizionale, fa si che vengano premiate le società numerose che talora portano in gara anche atleti alle prime armi sperando guadagnino qualche punto prezioso.

venerdì 3 agosto 2007

LE CINTURE


Kawaishi Mikonosuke

(1899 - 1969) - 7°Dan Arrivò, nel 1935, in Francia e vi rimase fino alla sua scomparsa. Egli si dedicò per tutta la vita alla diffusione del JUDO in quel paese, tanto da meritarsi l'appellativo di "Creatore del JUDO Francese", creò un suo metodo selezionando 61 tecniche di proiezione secondo una progressione crescente di difficoltà del movimento di torI, introdusse le cinture colorate (oggi largamente utilizzate) e portò i kyu da cinque a sei.
I gradi delle cinture
I gradi sono attribuiti ad un praticante e permettono di valutare il suo livello tecnico, la sua efficacia in combattimento, il suo grado di anzianità così come le sue qualità morali, ciò che corrisponde al rispetto scrupoloso del codice morale così come un'applicazione sufficiente nella pratica.
La classificazione prevede una prima divisione tra Mudansha (non aventi alcun dan) e Yudansha (portatori di grado dan). Le cinture sono state introdotte essenzialmente dagli occidentali per riflettere il grado. Si trovano nell'ordine la cinture bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone e la famosa cintura nera. Esistono anche le "mezze-cinture", utilizzate in Italia per i giovani judoisti per segnare la progressione tra due cinture: bianco-gialla, gialla-arancione, arancio-verde, verde-blu e la blu-marrone.La cintura nera può essere tutta nera nel caso in cui appartenga ad un sensei uomo, e può essere nera con una striscia bianca nel mezzo che percorre tutta la cintura nel caso in cui appartenga ad un sensei donna.
Le cinture di colore dal bianco al marrone corrispondono alle classi, chiamate kyu: il 6° kyu è rappresentato dalla cintura bianca fino al primo kyu per la cintura marrone.
Esistono al di sopra dei kyu altri gradi chiamati dan: dal I dan al v dan, la cintura è nera; dal VI dan al VII dan è rappresentato da una cintura a bande rosse e bianche alternate, IX ,X e XI dan la cintura è Rossa, il XII è rappresentato da una cintura bianca più fine e larga (il motivo di tale scelta è l'idea di congiunzione che si vuole dare fra il massimo livello che si può raggiungere e quello più basso). Il II e III dan corrispondono al nome giapponese di Deshi (discepolo), il IV e V dan a Renshi (padronanza esterna), il VI e VII dan a Kyōshi (padronanza interiore), il VIII e IX dan a Hanshi (padronanza interiore ed esterna unificata) ed il X dan a Keijin (tesoro vivente). Inoltre il maestro Jigorō Kanō, stabilì la possibilità di progredire oltre il X dan istituendo l'XI e il XII dan per coloro che trascendessero anche questo obiettivo, ma nessuno riuscì mai a raggiungerlo.
In Italia, i gradi inferiori alla cintura nera sono rilasciati in seguito ad un passaggio di cintura organizzati dal club. Per ottenere i differenti gradi dan di cintura nera si sostengono degli esami di tecnica, teoria e kata davanti ad una giuria regionale, fino al 3° dan, e nazionale per conseguire il 4° 5° e recentemente, anche il 6° dan, oppure guadagnando dei punti durante combattimenti ufficiali in campionati e trofei, fino al 2° dan. Successivamente al 6° dan, in Italia, i gradi vengono conferiti, per meriti federali.
Allievi (Kyū)
6. Kyu Rokyu (bianca)
5. Kyu Gokyu (gialla)
4. Kyu Yonkyu (arancione)
3. Kyu Sankyu (verde)
2. Kyu Nikyu (blu)
1. Kyu Ikkyu (marrone)
Gradi superiori (Dan)
1. Dan Shodan (nera)
2. Dan Nidan (nera)
3. Dan Sandan (nera)
4. Dan Yodan (nera)
5. Dan Godan (nera)
6. Dan
Rokudan
(bianca-rossa)


7. Dan
Nanadan
(bianca-rossa)


8. Dan
Hachidan
(bianca-rossa)


9. Dan Kudan (rossa)
10. Dan Judan (rossa)
In alcuni dojo, specialmente quelli giapponesi, si utilizzano solo due cinture per i kyu : la bianca, per gli allievi dal sesto al quarto kyu, la marrone per gli allievi dal terzo al primo kyuW

mercoledì 1 agosto 2007

IL JUDO AI GIORNI NOSTRI


Ai giorni nostri
A partire dal dopoguerra, con l'organizzazione dei primi Campionati Internazionali e Mondiali, e successivamente con l'adesione alle Olimpiadi, il judo si è sempre più identificato come sport da combattimento, mutuandone le caratteristiche di agonismo che provenivano dalle discipline di lotta occidentali.Si è perciò cominciato a privilegiare la ricerca del vantaggio minimo che permette di vincere la gara, a discapito del gesto tecnico più spettacolare ma più rischioso.L'entrata in scena, avvenuta negli anni ottanta, degli atleti dell'ex URSS, aventi una lunga tradizione di lotta sambo alle spalle, non ha che aumentato questo fenomeno. Oggi si assiste a numerose tecniche derivate dalla lotta libera che per efficacia in gara si contrappongono alle tecniche tradizionali del judo. In conseguenza di ciò, si è sviluppata la tendenza a privilegiare un tipo di insegnamento che metta in condizioni gli allievi di guadagnare da subito punti in gara, punti che vengono utilizzati per determinare il passaggio di cintura, tralasciando l'aspetto educativo della disciplina. Allo scopo di riaffermarne il valore, si sono costituite nel tempo Federazioni Sportive anche di carattere internazionale che tendono a far rivivere i principi espressi dal Maestro Jigorō Kanō, quantunque anch'esse si dedichino all'attività agonistica. Queste Federazioni sono riunite all'interno di Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI, quali ,UISP, CSEN, ACSI, ed altre. In Italia la federazione ufficiale appartenente al CONI è la FIJLKAM,Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.Questo non significa però che vi siano due tipi di scuole o che una sia meglio dell'altra: come ebbe a dire lo stesso Jigoro Kano (Yuko no Katsudo, rivista edita in Giappone,1925) "anche nel periodo antico esistevano Maestri che impartivano nozioni di tipo etico oltre che tecnico: si trattava di esempi illuminati ma che, tenendo fede al loro impegno di Maestri, dovevano necessariamente privilegiare la tecnica. Nel judo invece gli insegnanti devono percepire la disciplina soprattutto come educazione, fisica e mentale". A tutt'oggi, il monito del fondatore appare più che mai azzeccato, dovendosi necessariamente affidare (o affidare i propri figli) a dei maestri che a volte perdono di vista la loro funzione di educatori privilegiando il risultato sportivo. Jigoro Kano aggiungeva inoltre che "per coloro che si dimostrassero particolarmente portati alla competizione è lecito interpretare sportivamente la disciplina, purché non si dimentichi che l'obiettivo finale è ben più ampio". Nella scelta di un dojo meglio quindi affidarsi a maestri di provata esperienza che tengano corsi per tutti, non solo per l'agonista, e questo può avvenire tanto in ambito Federale quanto in quello Promozionale dove a volte, per dimostrare di non essere da meno, ci si impegna eccessivamente nelle gare.

sabato 28 luglio 2007

IMPARIAMO UN PO' DI JUDO: LE TECNICHE


Le tecniche
Lo scopo delle tecniche utilizzate nel judo è sbilanciare l'avversario per farlo cadere al suolo: ciò è chiamato Nage waza (tecniche di proiezione). L'apprendimento è strutturato secondo un sistema chiamato Go kyo che ordina 40 tecniche in 5 classi in base alla difficoltà di esecuzione e alla violenza della caduta. L'arte di proiettare l'avversario al suolo dalla posizione eretta è definita Tachi waza e si suddivide in tre categorie:
tecniche di braccia: te waza
tecniche di anca: koshi waza
tecniche di gambe: ashi waza
Abbiamo poi le cosiddette tecniche di sacrificio: sutemi waza, dove il praticante accetta di perdere il suo equilibrio per fare cadere il suo avversario. Queste a loro volta sono suddivise in:
sacrificio sul dorso: ma sutemi waza
sacrificio sul fianco: yoko sutemi waza
L'ultimo gruppo di tecniche è chiamato Atemi waza,o l'arte di colpire l'avversario e si divide in:
attacchi con gli arti superiori: ude ate
attacchi con gli arti inferiori: ashi ate
La pratica di queste tecniche è effettuata nei Kata (forme preordinate) e comprende anche tecniche basilari di attacco-difesa da coltello, bastone, spada e pistola. Una volta l'avversario a terra, si può applicare una tecnica di immobilizzazione, osae-komi waza, di strangolamento, shime waza, o una leva, kansetsu waza. La lotta a terra viene chiamata Ne waza.

Happo-no-kuzushi
Il termine significa "le 8 direzioni di squilibrio" nelle quali il baricentro del corpo dell' avversario è spostato rispetto alla posizione naturale. Sono disposte idealmente a mò di rosa dei venti, ossia verso l' avanti, indietro, laterale e le due diagonali.

Tsukuri e Kake
La possibilità di poter eseguire con successo una tecnica di proiezione è fondata sull' ottenimento di uno squilibrio dell'avversario mediante azioni di spinta, trazione, prese sulla giacca, azioni che devono essere sempre ben calibrate e mai eccessive, per non dare la possibilità all' avversario di poterne approfittare. Far perdere la posizione o l' equilibrio, ottenendo cioè una delle 8 situazioni descritte, è denominato Tsukuri, ovvero "costruzione, preparazione". Solo dopo che tramite azioni di tsukuri si è riusciti a pervenire ad un kuzushi è possibile attaccare l' avversario con una tecnica efficace e idonea all'opportunità creatasi. Tale operazione è chiamata Kake o "applicazione".

Principi di esecuzione delle tecniche
SEN, l'iniziativa
GO NO SEN, il contrasto dell'iniziativa
SEN NO SEN, l'iniziativa sull'iniziativa
Il principio SEN è tutto ciò che riguarda l'attaccare un avversario (kake) mediante tecniche dirette o concatenate (renraku waza,successione).SEN si applica in primo luogo tramite azioni di tsukuri mirate a sviluppare l'azione mantenendo l'iniziativa, continuando ad incalzare l'avversario con attacchi continui atti a portare l'avversario in una posizione vulnerabile che permetta di attaccarlo con la tecnica preferita (tokui waza)
Il principio GO NO SEN si attua con l'uso dei bogyo waza (tecniche di difesa). Dette tecniche, applicabili subendo un attacco per contrastarlo, vengono suddivise in CHOWA (schivare), GO (bloccare), YAWARA (assecondare).Scopo delle tecniche di difesa è recuperare una posizione che permetta di controllare la situazione o di condurre un attacco.
Il principio SEN NO SEN riguarda la controffensiva che tori (colui che agisce) sviluppa nell'istante in cui sta per partire l'attacco avversario.Dal momento che uke (colui che subisce) si trova seppur involontariamente in una posizione di precario equilibrio a causa del suo tentativo di tsukuri, occorre anticiparlo prima del suo kake.L'assidua pratica nel randori (combattimento libero) è fondamentale per sviluppare la capacità di percezione delle azioni dell'avversario. Tale principio realizza il KAESHI , espressione di un modo evoluto di condurre il combattimento in cui si lascia volutamente l'iniziativa all'avversario ma sempre controllando le sue azioni fino a cogliere l'attimo in cui applicare la controtecnica.
Bloccare, schivare o assecondare un attacco, cioè utilizzare una tecnica di difesa, può metterci nella condizione di poter condurre con successo un nuovo attacco nei confronti dell'avversario, ma è solamente anticipando l'azione nemica che si realizza correttamente un kaeshi.Negli altri casi, è più corretto parlare di contrattacco (giaku geki) piuttosto che di controtecnica (kaeshi waza), quantunque a scopo didattico si preferisca utilizzare sempre il termine kaeshi riferendosi alle azioni di attacco-difesa, allo scopo di non generare confusione negli allievi introducendo un concetto di dubbia comprensione.
In altre parole, si ha un kaeshi quando ad un attacco dell'avversario corrisponde un attacco immediato che lo sovrasta, mentre un contrattacco prevede l'utilizzo di una difesa (chowa, go, yawara) prima di eseguire la tecnica voluta.Per quanto veloce possa essere l'esecuzione, c'è sempre un attimo di rottura nell'azione: nel caso del kaeshi, questa rottura non esiste perché la controtecnica anticipa l'azione dell'avversario prima che questi abbia potuto dispiegare per intero il proprio attacco.

LA PALESTRA DELLA U.S.MUGGESANA JUDO





SIGNORI E SIGNORE ECCO A VOI LA PALESTRA O SE VOLETE CHIAMARLA CON TERMINI TECNICI IL DOJO DELLA U.S MUGGESANA. RICORDIAMO A TUTTI I VISITATORI DEL BLOG CHE LA PALESTRA SI TROVA A MUGGIA ,IN VIA BATTISTI 14.IN UN AMBIENTE MOLTO FAMIGLIARE E RICCO DI RICORDI , TUTTI GLI ATLETI SVOLGONO CON PASSIONE , IMPEGNO E PERCHE' NO DIVERTIMENTO TRE ALLENAMENTI SETTIMANALI. LA PALESTRA E' FORNITA DI DUE SPOGLIATOI (MASCHI E FEMMINE) CON RELATIVI SERVIZI.VI ASPETTIAMO NUMEROSI NELLA NOSTRA PALESTRA PER L' INIZIO DELL'ANNO SPORTIVO .DIMENTICAVO, IN UNA FOTO SI VEDONO, PRONTI AD INIZIARE L'ALLENAMENTO DUE ATLETI DI PUNTA DELLA SOCIETA' GIACOMO E SIMONE, TEMERARI E CORAGGIOSI NELLO SFIDARE IL SOFFOCANTE CALDO DI LUGLIO, BRAVI. CHE PASSIONE RAGAZZI..............!!!!!

venerdì 27 luglio 2007

LA U.S. MUGGESANA CONSIGLIA IL JUDO PERCHE':




Dr. Raffaele D'Errico medico-chirurgo specialista in pediatria



il judo
Il judo, l'arte di educare i bambini



Lo sport un evento importante per il bambino
La pratica dello sport nel bambino rappresenta un evento molto importante soprattutto se visto come fonte di divertimento e benessere psicofisico. Nelle nostre odierne città claustrofobiche lo sport, oggi più che mai, rappresenta un impegno significativo per favorire lo sviluppo armonico dell'organismo e della sua coordinazione, con effetti benefici sulla circolazione del sangue, sulla respirazione, sullo sviluppo psicologico e sociale.
E' importante, però, considerare che la scelta del tipo di sport da far praticare al proprio bambino dovrebbe essere fortemente condizionata dalla sua personalità, cosicché sarebbe auspicabile uno sport di squadra in ragazzi timidi, introversi, ansiosi e con difficoltà a stabilire rapporti interumani o anche per quei bambini leader o onnipotenti, perchè un simile indirizzo potrà essere utile per ridimensionarlo. Un bambino molto vivace e/o aggressivo, invece, dovrebbe essere indirizzato verso un'attività sportiva che necessiti di un alto dispendio di energie ma che, nello stesso tempo, abbia regole da rispettare (come il calcio, il rugby, la pallacanestro), per finalizzare la sua esuberanza. In questo caso, fra le tante attività sportive, le discipline orientali, come il judo e il karate, sono fortemente consigliati perchè favoriscono una costante ricerca di equilibrio e di perfezione nei movimenti, nel rispetto dell'avversario.
Il judo è uno strumento per cambiare il mondo!
La mia personale esperienza sul campo, da pediatra e judoca cintura nera di 1° Dan, è che il Judo rappresenti non solo uno sport, adatto sicuramente a tutti i bambini, ma una filosofia per insegnare a vivere.
Un mio collega pediatra, ben più noto di me, e cintura nera di judo di 3° Dan, Marcello Bernardi, afferma: "Il judo è uno strumento per cambiare il mondo! Sostengo infatti questa una tesi: che il mondo debba essere cambiato. L'uomo ha percorso, da sempre, la strada dell'avidità, dell'idolatria del denaro. Da quando l'umanità ha scelto il vitello d'oro, la parola d'ordine è "badare al sodo", alla imitazione di padroni e campioni, a far conti, a rafforzare la propria immagine, a guadagnare e a prendere. Il nostra corpo è diventato merce, la nostra mente si è trasformata in un registratore di cassa, il nostra cuore è stato imbavagliato. E il prezzo da pagare è la paura. Abbiamo paura di tutto: della sofferenza, della malattia, della morte, della povertà, della solitudine, del mondo. Per dirlo con le parole di Cesare Barioli: il cuore è lo spirito, l'anima, il centro di coscienza che può essere seppellito da un'educazione tendenziosa. La mente è un magazzino/strumento che archivia immagini; dovrebbe essere al servizio del cuore, ma in realtà è spesso influenzata dal corpo. Quest'ultimo è una comunità di cellule sotto il controllo del cuore. Nel judo, cuore, mente e corpo si unificano, cioè si concentrano su un principio morale che si sintetizza nel "migliore impiego delle energie.

Il Judo: uno strumento per educare
L'idea fondamentale alla base del judo - continua Bernardi - è arrivare a dare incondizionatamente, senza nulla in cambio. "Tutti insieme per progredire", affermava il suo fondatore. Perché facendo judo miglioro me stesso per essere utile agli altri. Il judo è una strada per arrivare a questo, perché permette di conquistare il vuoto della mente e quindi di entrare in sintonia con il cuore. Dopo anni di parcellizzazione del bambino e della pediatria, la nuova generazione di pediatri sta recuperando il senso clinico, cioè l'impiego della ragione. Sta recuperando la visione di insieme del suo piccolo paziente. E in questo, quindi, anche i giovani pediatri sarebbero facilitati dalla pratica del judo.

Nella mia vita ho imparato metà dai bambini e metà dal Judo
Il bello è che ho imparato le stesse cose da entrambe le parti - continua Bernardi. - É vero. Da quando ho iniziato a fare il pediatra, cinquant'anni fa, avrò visto venti, trentamila bambini. Ho cercato di osservarli, di capire la loro realtà, la profondità del loro dolore, la loro benevolenza. Ho vista un bambino rincorrere uno scorpione per accarezzarlo, e un altro (era maggio del '45 in un paesino di rifugiati prima dell'arrivo degli americani) dare del pane ad un cane de!le SS addestrato ad uccidere. I bambini sono leali, sinceri, generosi, non hanno paura, non conoscono la viltà; siamo noi che con la pretesa di "educarli", insegniamo loro ad aver paura, ad essere vili, a diventare furbi.
Dal judo ho appreso la sincerità, l'armonia, la decisione, il coraggio, il rispetto. Pensiamo al senso del colore della cintura: non è un grado, una gerarchia, ma un segnale di rispetto, un avvertimento sulla preparazione di chi la indossa. Di fronte ad una cintura gialla o marrone, so come comportarmi, cosa posso o non posso fare. Il judo insegna la generosità, elimina l'astio, il rancore, l'ansia di vincere".

Il bambino prima di tutto, il bambino al centro
È questa la grande svolta della pediatria di cui Marcello Bernardi è stato promotore. "Quarant'anni fa il bambino era un oggetto. Lo è ancora, ma c'è una differenza: è cambiata la collocazione. Era un oggetto da tutelare e far crescere uguale agli altri, omologato; ora è esattamente la stessa cosa, ma è stato messo su un piedistallo come un feticcio. Il bambino di oggi è uno status symbol: per lui si vogliono i migliori vestiti e le migliori scuole, lui deve essere il più nutrito, il più bello. Si può essere disposti a dare la vita per lui, ma rimane pur sempre un oggetto. L'idea che sia una persona con diritti più grandi di quelli degli adulti e con doveri irrilevanti (perché ha pochi strumenti a disposizione), non ci sfiora. I genitori dimenticano troppo spesso di essere solo la "freccia che lancia i propri figli verso case future che neppure in sogno potranno visitare. Dimenticano che il mestiere del bambino è andare verso il mondo e il loro è aiutarlo ad andarsene.

Il judo potrebbe insegnare anche ai genitori...
Come svolgerlo, allora, questo difficile mestiere? Fare i genitori significa uscire da se stessi, non contare più come persona. Abbiamo dato vita a un nuovo essere e siamo totalmente al suo servizio. Il genitore è prima di tutto un modello di cui il bambino ha bisogno, in cui crede ciecamente (gli esperti parlano di "fiducia primaria"). Per il bambino, tutto quello che il genitore fa è sacrosanto, "deve" essere fatto così. Ma sono i comportamenti quotidiani che contano: le nostre amicizie, i nostri gusti, i nostri atteggiamenti educano.
Non ho mai vista un maestro di judo mettersi in cattedra a emanare leggi e regolamenti. No, vive sulla materassina, mostra, fa vedere.

Che ruolo hanno l'obbedienza, le regole?
Nessuno. Aveva ragione Don Milani: l'obbedienza non è una virtù. Mi pare piuttosto che sia un'abdicazione alla propria dignità, alla qualità di esseri umani. Una forma di alienazione da se stessi. Perché quando c'è è suggerita dalla paura. Di essere abbandonati, disapprovati, puniti. L'obbedienza implica omologazione, un mostro che incombe anche sulla scuola dove sopravvive la convinzione che l'obbedienza sia una virtù. L'educazione è uno scambio, un modo di esistere, di fare, di affrontare la vita. La vera scuola non è quella, grottesca, fatta di programmi uguali per tutti e di classificazione, in cui non si va per ricevere, ma per diventare primo della classe. Il sistema scolastico, così come è strutturato oggi, è valido solo per creare egoisti. Non dimentichiamo che il mondo sociale del bambino non è per lui uno dei mondi possibili, ma l'unico. Così il primo della classe o l'asino dovranno mantenere con ogni mezzo il loro rango. Il primo sarà perciò indotto a recitare sempre la parte del "superiore" e il secondo a ricorrere a ogni truffa pur di sopravvivere. É la cosiddetta teoria dell'etichettamento in cui tutte le energie sono convogliate per tenere in vita il personaggio definito dall'etichetta. Un'ottima introduzione al più spietato egoismo.
Passiamo alle regole. Sono uno strumento per convivere civilmente, ma non vedo come possano avere a che fare qualcosa con l'educazione che si vale di ben altri strumenti come l'affetto, il rispetto, la libertà. Questo non vuol dire che le norme vadano escluse, ma che ne vada esclusa l'imposizione, questo sì. Ci sono alcune norme tecniche inevitabili (il bambino non può giocare sul davanzale del balcone all'ottavo piano), ma non educative. L'importante è che non diventino antieducative. Che non costituiscano cioè una minaccia, un ricatto affettivo, un'imposizione e, soprattutto, che non siano troppe o ripetute troppo spesso. Anche di parole ci può essere inflazione: quando sono troppe, non valgono più nulla".


Tratto da www.comune.genova.it
PER SAPERNE DI PIU'...


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Dal Dojo alla famiglia alla società
Un progetto nazionale dove il Karate diventa un "intervento" nell'ambito di una serie di problematiche dell'età evolutiva e adolescenziale, soprattutto disabilità socio-cognitive come il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, l' Autismo, la Fobia sociale, i Disturbi dello spettro ansioso-depressivo, l'aggressività e i comportamenti di esternalizzazione...
Leggi il progetto sul sito dell'AIFA onlus



giovedì 26 luglio 2007

JUDO LE ORIGINI



Jūdō
( Nella foto Jgoro kano)

Il Judo (in giapponese: 柔道 Jūdō) è un'arte marziale, uno sport e una filosofia giapponese. È anche una disciplina per la formazione dell'individuo nel senso morale e caratteriale. È diventato ufficialmente disciplina olimpica nel 1964, a Tokyo, e ha rappresentato alle Olimpiadi di Atene 2004 il terzo sport più universale, con atleti da 98 paesi.


« Il judo ha la natura dell'acqua che scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene; è permanente ed eterna come lo spazio ed il tempo,è indomabile e penetra ovunque. Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle cascate del Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d'estate. »
(Gunji Koizumi, 8° dan (1886-1964))
Il termine jūdō è composto da due kanji (caratteri cinesi): 柔 (jū, adattabile, flessibile) e 道 (dō, la via) e significa qualcosa di simile a "Via della flessibilità"; con questo, si cerca di spiegare che il modo per vincere una forza non è opporvisi, bensì il contrario, sfruttandola e dirigendola per il proprio fine. Sotto il peso della neve i rami del salice si flettono in modo da poterla scaricare a terra e riprendere cosi la posizione naturale, al contrario della "robusta" quercia che finirà invece per spezzarsi. Il tema dell'assecondare la forza nemica è fondamentale nella cultura del guerriero samurai, poiché riprende uno dei concetti espressi talvolta nel buddhismo e soprattutto nel classico cinese detto "Libro dei Mutamenti" (Yijing) che afferma che l'universo è regolato da correnti di forza e che occorre incanalarsi in queste correnti applicando la forza minima necessaria ad ottenerne il controllo. Opporvisi invece non porta alcun risultato poiché si resterebbe privi di energia.
Il jūdō si appoggia su un codice morale instaurato da Jigorō Kanō che esalta otto qualità essenziali che il judoista (o judoka) deve sforzarsi di avvicinare durante il suo apprendistato:
L'educazione
Il coraggio
La sincerità
L'onore
La modestia
Il rispetto
Il controllo di sé
L'amicizia

martedì 24 luglio 2007

U.S. MUGGESANA JUDO ISCRIZIONI ANNO 2007-2008




FIJLKAM

U.S. MUGGESANA JUDO
Dal 20 agosto sono aperte le iscrizioni per bambini a partire dai 5 anni – ragazzi – adulti per l’anno sportivo
2007 – 2008
Le lezioni inizieranno il 17 settembre dalle ore 18:00 alle ore 19:00 *
Per maggiori informazioni recarsi presso la sede in via battisti n°14 muggia tel. 040330282, nei giorni lunedì – mercoledì – venerdì dalle ore 19:00 alle 21:00.
*per i più piccoli e’ previsto un orario dalle 17:00 alle 18:00.